I medici incontrano frequentemente pazienti che lamentano allergie o intolleranze alimentari e, spesso, non è semplice a distinguere chi presenta patologie organiche da chi soffre di disturbi funzionali che i diretti interessati possono ritenere associati a specifici componenti della dieta, come il glutine, il lattosio, il fruttosio o l’istamina.1
Per i gastroenterologi questo compito diventa ancora più arduo quando devono gestire pazienti che già soffrono di malattie organiche significative, come le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD, Inflammatory Bowel Syndrome)1,di per sé associate a sintomi come diarrea, flatulenza, gonfiore e dolore addominale.1
La malattia celiachia (comunemente chiamata anche “celiachia”) è un’enteropatia cronica immunomediata, scatenata dall’assunzione di glutine da parte di persone geneticamente predisposte. Nonostante una crescente consapevolezza delle sue caratteristiche tra i medici e nella popolazione generale, la celiachia rimane sottodiagnosticata a causa delle sue manifestazioni variabili da persona a persona. 2
Alcune delle principali manifestazioni della malattia celiaca, come diarrea, flatulenza, gonfiore e dolore addominale, sono simili a quelle della colite ulcerosa o della malattia di Crohn3, con le quali può quindi essere confusa o dalle quali può essere mascherata.
Questi stessi sintomi, inoltre, possono manifestarsi anche in persone che non presentano la malattia celiaca, ma mostrano reazioni di “sensibilità al glutine” quando mangiano alimenti che contengono questa sostanza. In questi casi, i ricercatori non sono sicuri di quale sia la causa esatta delle manifestazioni e ipotizzano che all’origine dei problemi non ci sia propriamente il glutine, ma altri composti presenti negli stessi cereali che lo contengono. 3
Il glutine è una proteina che si trova nel frumento, nell’orzo, nel farro, nella segale e negli alimenti prodotti con questi cereali o loro derivati, come pane, pasta, cereali per la colazione, torte, biscotti e molti altri cibi industriali. 3
A oggi, non ci sono evidenze che suggeriscano effetti sfavorevoli del glutine in chi soffre di colite ulcerosa o di malattia di Crohn. Tuttavia, alcune persone interessate da queste IBD possono presentare anche malattia celiaca oppure una condizione di sensibilità al glutine non celiaca. 3
Dati relativi al Regno Unito indicano che meno di una persona su 100 soffre effettivamente di malattia celiaca, mentre 13 su 100 ritengono di presentare sensibilità al glutine non celiaca. Questa quota sale a 25 su 100 quando si considerano i pazienti affetti da colite ulcerosa o malattia di Crohn. Tale sensibilità al glutine non celiaca può manifestarsi anche solo transitoriamente, durante una riacutizzazione della IBD. 3
Le restrizioni dietetiche “autoimposte” sono comuni tra le persone con diagnosi di IBD e generalmente si basano sulla convinzione che alcuni alimenti non siano tollerabili e peggiorino i sintomi della malattia infiammatoria cronica intestinale. 1 Questo atteggiamento, tuttavia, va evitato, perché potrebbe avere ripercussioni negative sullo stato nutrizionale. 3
In particolare, se si pensa di soffrire di malattia celiaca o di sensibilità al glutine non celiaca, prima di modificare la propria dieta è necessario parlarne con i medici e i dietisti dai quali si è seguiti per la cura della IBD e ricevere una diagnosi specifica. Su questa base, saranno poi avviati il monitoraggio e il trattamento adeguati. 3
In proposito, va considerato che i test per la diagnosi della malattia celiaca forniscono esiti corretti soltanto se si sta seguendo una dieta “libera”, comprendente anche alimenti che contengono glutine.3
In presenza di sintomi sospetti di malattia celiaca, le linee guida delle Società italiane di Gastroenterologia raccomandano l’esecuzione dei test sierologici per la ricerca degli anticorpi anti-transglutaminasi 2 di classe IgA e, come conferma, anche degli anticorpi anti-endomisio di classe IgA. 4
Per la diagnosi definitiva di celiachia, in tutti gli adulti con sintomi sospetti e test sierologici positivi, è necessaria l’esecuzione della biopsia duodenale con prelievo di un frammento di mucosa dell’intestino tenue, per determinare l’atrofia dei villi intestinali attraverso l’esame istologico. 4
Nel caso dei bambini, le linee guida europee indicano che, in casi selezionati, è possibile confermare la diagnosi di malattia celiaca anche senza effettuare la biopsia duodenale, in caso di positività per gli anticorpi anti-transglutaminasi di classe IgA ad alto titolo (> 10 volte il valore superiore di normalità del test) e positività per gli anticorpi anti-endomisio di classe IgA. 4
Una volta confermata la diagnosi di malattia celiaca, il trattamento si basa essenzialmente sulla dieta senza glutine (gluten-free), da mantenere per tutta la vita4. Tuttavia, se si soffre di IBD e si elimina il glutine dalla dieta durante una riacutizzazione, si dovrebbe cercare di reintrodurlo gradualmente quando ci si sente meglio. 3
C-ANPROM/IT/ENTY/0118
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