Le IBD – malattie infiammatorie croniche intestinali – causano sintomi che possono diventare invalidanti: diarrea, dolori e crampi addominali, affaticamento, anemia.
Diversi studi hanno dimostrato che colite ulcerosa e malattia di Crohn sono associate a una diminuzione dei tassi di occupazione e a percentuali più elevate di invalidità lavorativa rispetto alla popolazione sana1.
Esistono alcuni fattori che sono un campanello d’allarme per disoccupazione e disabilità lavorativa: un’insorgenza in età precoce, il sesso femminile, la durata della malattia e la sua severità, la presenza di affaticamento e di sintomi extra intestinali1. I pazienti con IBD che riescono a proseguire con il lavoro, incontrano spesso difficoltà dovute alla scarsa concentrazione e alla ridotta produttività1.
Esistono quindi due criticità fondamentali sull’ambiente lavorativo (e scolastico):1
Per questo è bene garantire un buon controllo della malattia con un’adeguata aderenza al trattamento farmacologico1.
Grazie a un sondaggio condotto dalla Società irlandese per la colite ulcerosa e la malattia di Crohn (ISCC) sulla convivenza con le IBD, è emerso che oltre un quarto dei dipendenti prova disagio quando deve parlare della propria condizione con il datore di lavoro e i colleghi. I sintomi delle IBD possono infatti causare imbarazzo nei pazienti, soprattutto quando devono assentarsi di frequente per andare in bagno. Nonostante questo, nello stesso sondaggio si è visto che 8 dipendenti su 10 avevano comunque comunicato la propria situazione al datore di lavoro, al dipartimento delle risorse umane e ai colleghi.
Il paziente con IBD può trovarsi in queste situazioni:
Se il paziente con IBD è inserito in un ambiente di lavoro sano, che rispetta le sue esigenze e che non lo discrimina, la sua produttività è addirittura maggiore e migliore rispetto a quella della popolazione sana.
Un ambiente di lavoro favorevole…
La diagnosi di IBD nella prima infanzia è un fattore che può influenzare negativamente la crescita, lo sviluppo psicosociale e la scolarizzazione del bambino. Da un questionario dedicato all’analisi della qualità della vita, comprensivo di una sezione sulla valutazione dell’assenteismo scolastico e l’integrazione sociale, è emerso che più del 20% di pazienti con IBD perde almeno 3 settimane di scuola in un anno contro il 4% della popolazione generale. Uno studio sulla popolazione olandese ha individuato assenze fino a 13 settimane in un anno scolastico. Dal confronto tra il tasso di assenteismo scolastico dei pazienti con malattia di Crohn e colite ulcerosa, disturbi intestinali e controlli sani è emerso che l’assenteismo è simile in caso di IBD e disturbi intestinali ma superiore a quello dei controlli sani.
Tra i sintomi che ostacolano la presenza scolastica e che possono avere un impatto psicologico negativo vi è sicuramente l’affaticamento, causato da anemia, malnutrizione e carenza di ferro. Inoltre, diarrea e dolore addominale possono essere considerevoli nelle fasi acute compromettendo quindi la qualità della vita: il 25% dei bambini e degli adolescenti con IBD è soggetto ad ansia e depressione minore che possono causare disturbi cognitivi, con deficit di attenzione e di memoria che rendono difficile il successo scolastico.
Una delle cause dell’assenteismo scolastico è data anche dal ricovero ospedaliero, dalle visite mediche e dai trattamenti; per ridurre questa forma di assenteismo è importante sensibilizzare i medici e il personale sanitario affinché visite e cure siano programmate al di fuori del periodo scolastico.
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Quali sono le verdure da evitare per la colite ulcerosa? A cosa servono le fibre?
La malattia di Crohn, anche chiamata morbo di Crohn, è cronica e colpisce l’intero tratto gastrointestinale.
I sintomi delle IBD variano da persona a persona ma anche nel corso del tempo, possono attenuarsi per poi ricomparire in una fase successiva.